L’articolo 42 del decreto Cura Italia, al comma 2, prevede che, in caso di lavoratore contagiato dal Covid-19, il caso venga iscritto nel registro dell’Inail come infortunio sul lavoro. Un principio – quello che le malattie infettive contratte in circostanze lavorative siano considerate come infortuni sul lavoro – che in questo caso non trova però corretta applicazione, essendo possibile (e non tracciabile) contrarre il virus ovunque, anche fuori servizio e quindi anche se le imprese rispettano gli standard di sicurezza previsti dalle norme messe in campo dal Governo. Luigi Gabriele, Presidente di UNIV, Unione Nazionale Imprese di Vigilanza e di Federsicurezza, Federazione del Settore della Vigilanza e Sicurezza Privata, aderente a Confcommercio, chiede un immediato correttivo.
“Ci auguriamo – dichiara Luigi Gabriele – che si tratti di una svista degli estensori del decreto e che si possa correggere rapidamente. Non sfugge infatti la portata responsabilizzante di questo comma sull’impresa, a sfavore della quale si attiva una sostanziale inversione dell’onere della prova.
Le imprese di sicurezza privata – attività correttamente ritenuta essenziale dal Governo – dovrebbero in sostanza dimostrare di aver applicato ogni possibile misura per garantire la sicurezza del lavoratore, pur avendo adottato tutte le prescritte precauzioni. Peccato poi che la guardia giurata avrebbe potuto contrarre il virus dovunque e in qualunque momento, anche non durante il servizio. Il tutto in un contesto in cui i dispositivi di sicurezza, a partire dalle famigerate mascherine – utili prima no, poi sì, poi forse, infine rese obbligatorie in Lombardia ma comunque quasi sempre introvabili – non sono state rese immediatamente accessibili alle nostre imprese e anche chi con prontezza e lungimiranza se ne è primariamente dotato, se le è subito viste sequestrate.
Sia beninteso, condividiamo appieno le priorità del Governo, ma le guardie giurate svolgono una funzione strategica e hanno diritto di lavorare nelle migliori condizioni di sicurezza possibili.
Non è però pensabile gravare le imprese, già sfiancate dai mancati pagamenti e molte altre difficoltà pre e post Coronavirus, di responsabilità di cui non possono farsi carico.
Questa ‘svista’ potrebbe spalancare le porte ad una valanga di contenziosi di cui, davvero, non abbiamo bisogno. UNIV caldeggia un immediato correttivo da parte del decisore politico”.