Abbiamo ricevuto un'interessante riflessione da parte di un associato UNIV - Unione Italiana Imprese di Vigilanza Privata. Condividendone appieno il merito, rendiamo pubblico il pensiero di Fernando Italiano (Istituto di Vigilanza GGS La Velialpol di Veglie – LE), certi che possa innescare un dibattito di sicuro interesse per l'intero comparto.
Vigilanza Privata: servono riforme coraggiose. Battaglia di civiltà.
La figura della Guardia Giurata in Italia è una delle più indefinite e meno tutelate, giuridicamente identificata come Incaricata di Pubblico Servizio ma inquadrata come “Operaio” per poi essere inviata a svolgere “compiti di Polizia”.
In paesi come la Francia, la Germania e la Spagna le Guardie Particolari Giurate hanno la qualifica di Pubblico Ufficiale e funzione di Agente di Pubblica Sicurezza/Polizia Giudiziaria con tutte le tutele economiche, giuridiche, sociali e legali che un appartenente alle forze dell’ordine merita.
In Italia gli Istituti di Vigilanza dipendono dal Ministero dell’Interno essendo assoggettati ad Autorizzazioni territoriali, per il rilascio di apposita Licenza da parte delle prefetture, e per Titoli di polizia (decreti di nomina a Guardia Giurata e porto d’armi), e sono regolamentati da leggi ormai datate che richiamano il Regio Decreto del 18 giugno 1931 nr.773, fino ad arrivare al D.M. 269/2010: la Vigilanza privata necessita di una revisione e riforma.
Le istituzioni hanno inquadrato le Guardie Particolari Giurate come “incaricate di pubblico servizio” pur impegnandole per “compiti di Polizia ad alto rischio” anche in siti sensibili come porti, aeroporti, stazioni, ospedali, raffinerie, e poi servizi di utilità pubblica come trasporto valori (anche per conto di strategiche realtà istituzionali), servizi di vigilanza di zona (chiamata anche pattuglia), controllo accessi a Tribunali (comprese le aule bunker) e sedi regionali, servizi di vigilanza in stadi e strutture calcistiche, vigilanza su treni e metropolitane, conferma quanto sia strategico e fondamentale il ruolo delle Vigilanza Privata nel nostro tessuto sociale.
Un dato che emerge dall’estrapolazione per codice ATECO, combinazione alfanumerica che identifica un’attività economica dall’archivio tenuto dalle Camere di Commercio, dà il senso delle dimensioni e delle realtà occupazionali che ruotano attorno al mondo della Vigilanza Privata:
circa 2.386 Istituti di Vigilanza attivi in Italia;
circa 86.700 addetti;
circa 4 miliardi di euro di fatturato,
senza considerare l’indotto che vi ruota attorno, impiantisti, aziende di abbigliamento, scuole di formazione, concessionarie di auto e furgoni, società specializzate nella blindatura degli automezzi, imprese di pulizie, aziende di produzione impianti di allarme e videosorveglianza, società informatiche per lo sviluppo di software dedicati, aziende grafiche, tipografie e chi più ne ha più ne metta.
Solo riflettendo su questi dati ci si può render conto di quanto sia oramai impellente una riforma legislativa e tributaria che normalizzi un settore di vitale importanza per l’economia nazionale.
Purtroppo proprio l’assenza di una regolamentazione organica al settore fa sì che ad oggi si navighi a vista su una scacchiera competitiva viziata da dati molto preoccupanti, quali il mancato adempimento imposto dalla certificazione obbligatoria che interessa una percentuale piuttosto alta di Istituti di Vigilanza, a tutto danno di chi questi adempimenti li ha assolti con notevoli investimenti e la scarsa marginalità dovuti a costi di esercizio divenuti oramai insostenibili, soprattutto quando si opera nel rispetto delle regole e, purtroppo, spesso non è così.
Se da un lato tutti gli adempimenti normativi imposti dal DM 269/2010 e s.m.i. dovevano servire a riqualificare e professionalizzare il mondo della Vigilanza Privata, il mancato rispetto delle regole e degli adeguamenti imposti, ha generato uno scenario dove la concorrenza sleale regna indisturbata e se a ciò aggiungiamo il capitolo degli appalti, il che è più inquietante e preoccupante, per servizi aggiudicati a prezzi inferiori ai minimi tabellari sul costo del lavoro espressi dai Ministeri competenti, il piatto è servito, e non servono a niente le tante censure impartite anche dall’ANAC, perché l’utenza, sia pubblica che privata, mira a spendere sempre meno ma con richieste di qualificazione dei servizi sempre più stressante e non si riesce a capire perché non si sanzionano tutti coloro che escono dal perimetro della legalità, e riprendendo una riflessione del Presidente di Federsicurezza, l’Avv. Luigi Gabriele, relativamente ai costi della sicurezza: “se i primi a non rispettare i minimi tabellari sul costo dei servizi di sicurezza privata sono i committenti pubblici, quale incentivo dovrebbero avere le imprese a qualificare i servizi”? la condivisione diventa utile ed opportuna.
Se a tutto questo aggiungiamo le difficoltà legate all’attuale situazione determinata dall’emergenza Covid19, il quadro generale assume contorni molto preoccupanti, con tutte le difficoltà che si ripercuotono a catena sul mondo dei servizi, delle attività industriali, commerciali, artigianali, dei privati, delle piccole e medie aziende, degli enti sia pubblici che privati e di conseguenza sul mondo della Vigilanza Privata sempre più in difficoltà a garantire la puntualità nei pagamenti di stipendi e contributi, oltre alle scadenze tributarie, per le chiusure delle attività e per il mancato pagamento da parte delle utenze dei vari canoni legati al servizio, con inevitabili ripercussioni sulle garanzie, ad oggi rispettate, circa il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
Il Governo Italiano e il Parlamento nel suo insieme, devono prendere atto di questa situazione di emergenza, e oltre agli impegni assunti in materia di sostegno alle imprese, non possono non tener conto delle difficoltà gestionali con cui sono costretti a confrontarsi quotidianamente tutti gli operatori del comparto della Vigilanza Privata.
Dei piccoli segnali potrebbero arrivare permettendo alle aziende il versamento dell’IVA sulle prestazioni effettuate e fatturate, contestualmente agli incassi, senza dover anticipare somme considerevoli, considerando che il fatturato stimato della Vigilanza Privata è di circa 4 miliardi annui.
E sempre a proposito di IVA non è utopistico immaginare un abbassamento dell’aliquota, oggi al 22%, e portarla al 4% se non addirittura eliminarla, considerato il ruolo di pubblico servizio a cui sono chiamati ad operare gli addetti del settore, dando così vigore ad un mercato, quello della Vigilanza Privata, che necessita di linfa vitale e di forti risorse economiche per continuare a garantire tutte le prestazioni di sicurezza privata che il Paese richiede e esentando le prestazioni dall’aggravio dell’IVA, permettere di non gravare ulteriormente sui costi dell’utente finale, e per dare un servizio che Costituzionalmente dovrebbe essere garantito dallo Stato.
E sempre riprendendo alcune riflessioni dell’Avv. Luigi Gabriele, diventa sempre più attuale la proposta di Federsicurezza: lo Stato, in cui si integra la sicurezza privata, si faccia promotore della cultura della sicurezza, applicando magari l’IVA agevolata ai servizi di vigilanza privata.
Fernando Italiano,
Istituto di Vigilanza GGS LA VELIALPOL - Veglie (LE)