Riprendiamo l'intervista di vigilanzaprivataonline.com a Simone Vannini, Direttore Tecnico Fi.Fa. Security Network, rete di imprese per la pianificazione e gestione dei servizi di sicurezza, socio UNIV e nuovo delegato nazionale per la Regione Marche.
Come si chiuderà questo 2021?
Questi anni hanno portato una riduzione dell’attività del settore e di conseguenza dei livelli occupazionali. La pandemia ha, in un primo momento, favorito tantissimo l’utilizzo della forza di controllo pubblica, per poi successivamente creare occasioni di business alla vigilanza privata per soddisfare le nuove le necessità emerse con l’emergenza. Il 2021 ha comunque segnato una leggera ripresa – sia da un punto di vista della riorganizzazione, sia della programmazione: il settore chiude infatti con un fatturato complessivo di 3,4 miliardi di euro (prodotto dalle 462 società di vigilanza privata certificate dal Ministero dell’Interno). Questo dato, però, va comunque inserito in un contesto nel quale il 60% delle aziende ha lamentato un calo di fatturato in particolar modo con la seconda ondata, nella quale il 31,3% delle imprese ha dichiarato di temere una prossima chiusura e il 16% ha affermato di stare lavorando in perdita.
Ma ci si avvia verso una normalizzazione di mercato oppure dobbiamo immaginare un new normal?
Il COVID ha stravolto il settore della Vigilanza Privata richiedendo una presenza più incisiva della tecnologia a supporto dei servizi. Questo ha premiato chi ha sempre investito in tecnologia, determinando una crescita del mercato altamente specialistico. Questo aspetto, però, andrebbe inserito in un new normal nel quale sia le aziende, sia le istituzioni dovrebbero fare un passo avanti. È necessario, infatti, non solo che gli istituti di vigilanza privata si adeguino alle richieste del mercato, ma soprattutto che il DM 269/2010 venga aggiornato, assicurando, per fare un esempio, la protezione della persona fisica agli operatori privati, ma anche la revisione del contratto collettivo nazionale. Non solo. Chiediamo anche che venga istituito un tavolo tecnico permanente presso il Ministero che possa raccogliere le proposte del settore e aggiornare le normative.
Quali sono a suo avviso le peggiori criticità del mercato italiano della vigilanza privata?
Ritengo che la vera criticità del mercato italiano nella Vigilanza Privata derivi da una scarsissima conoscenza del settore da parte dell’opinione pubblica, ma soprattutto dalla mancanza di uniformità nelle attività del governo locale (Prefetture e Questure). Quanto al primo aspetto, ancora pochissimi sanno – anche tra gli addetti ai lavori! – che il DM 154/2009 ha stabilito che sia la sicurezza privata a fare controlli in porti, aeroporti e stazioni (e il nostro personale è molto qualificato in tal senso). Quanto al secondo punto, l’assenza di uniformità nell’operato delle prefetture crea notevoli disagi ai quali siamo chiamati a far fronte quotidianamente. È essenziale lavorare subito su questi fronti.
Quali sono invece le opportunità che intravvede per il settore?
L’opportunità che il Covid ha generato è sicuramente dettata dalla sempre più indispensabile collaborazione tra la Vigilanza Privata e Sicurezza Pubblica. La pandemia è stata una naturale spinta verso l’utilizzo della guardia giurata in ambiti e settori che prima non venivano considerati. Questo perché tante funzioni alle quali il nostro personale può assolvere, spesso neanche si conoscono. Ma in questo caso la necessità ha fatto virtù, e il dover reperire personale che controllasse le misure anticontagio ha fatto sì che si mettessero in campo anche le nostre risorse. Il concetto di Sicurezza Partecipata sta insomma abbandonando il mero slogan per divenire realtà concreta.
Molte guardie giurate ambirebbero alla qualifica di pubblico ufficiale: ritiene che sarebbe utile?
Ritengo che sia un traguardo indifferibile nel percorso di riqualificazione della Vigilanza Privata. Quando venne istituita la figura di incaricato di pubblico servizio, le vennero assegnati solo gli oneri, senza però anche gli onori del pubblico ufficiale. Infatti esistono oggi, purtroppo, diverse differenze amministrative sostanziali tra le due figure. Solo per fare degli esempi, il pubblico ufficiale può godere della difesa d’ufficio dello stato, la guardia giurata no. In caso di aggressione, il pubblico ufficiale può usufruire della difesa di parte richiedendo la formalizzazione di aggressione contro pubblico ufficiale, la guardia giurata invece no: deve ricorrere a querela come un comune cittadino.
So che attende gli esiti di un importante ricorso al TAR: di cosa si tratta?
Trattasi di un ricorso presentato avverso ad una aggiudicazione relativa ad un bando per servizi di Vigilanza Privata aggiudicato ad un istituto di Vigilanza neocostituito (meno di 1 anno), il quale ha assolto al requisito del possesso di servizi analoghi, presentando fatture e certificazioni per servizi di portierato. La stazione appaltante li ha ritenuti validi in quanto appartenenti allo stesso settore imprenditoriale o professionale. La Lex Specialis di gara indicava che i servizi analoghi dovevano essere svolti nel triennio 2017/2018/2019 – periodo nel quale l’istituto in questione non era neanche in possesso della Licenza ex art. 134 del TULPS!
E' stato da poco nominato delegato nazionale UNIV per le Marche: qual è la sua idea dell’associazionismo di settore?
Il mio primario obiettivo è quello di mettere a disposizione dell’UNIV e dei colleghi la mia esperienza e le conoscenze maturate nel settore. L’Associazionismo è per sua natura il miglior punto di confronto, e dal confronto corretto e costruttivo nascono sempre opportunità di crescita imprenditoriale, ma soprattutto evoluzione e crescita del settore. Credo ad oggi manchi un punto di riferimento per le realtà di governo territoriali, non a caso il mio primario obiettivo è quello di intraprendere subito un dialogo con le istituzioni, volto a creare uno scambio costruttivo di idee e ad accorciare quella distanza che intercorre tra le autorità e gli Istituti di Vigilanza, viste ancora come realtà non ben definite.