L'8 dicembre il Consiglio Europeo ha approvato la direttiva europea sulla protezione delle infrastrutture critiche (CER – Critical Entity Resilience), la prima legge UE che raccomanda alle infrastrutture critiche di verificare anche la qualità dei servizi di sicurezza privata, dalle società di affidamento agli operatori in servizio (recruitement, training).
Le minacce ibride cui sono oggi esposte le infrastrutture critiche (la guerra in Ucraina sta facendo scuola) impone infatti che le gare d'appalto per questo tipo di committenze critiche non possano essere impostate sul massimo ribasso - come purtroppo ancora accade - ma sulla qualità dei servizi di vigilanza privata offerti. Qualità che si riscontra sia sul lato reputazionale del fornitore, che sul piano operativo. Formazione e qualificazione del personale saranno i punti chiave per le verifiche a monte, per le quali le stazioni appalti critiche potranno appoggiarsi sugli standard già esistenti (EN 16082 per la security aeroportuale e aerea, EN 16747 per quella marittima e portuale, EN 17483 per le infrastrutture critiche). L'inserimento della qualifica come "critico" del personale di sicurezza privata è un passo importante nella direzione della qualità, fortemente voluto da CoESS, Confederation of European Security Services, rappresentato per l'Italia da ConFederSicurezza, ombrello confederale di UNIV (Unione Nazionale Imprese di Vigilanza Privata).
Nei prossimi 21 mesi i paesi membri dovranno recepire la direttiva, che richiede - sulla falsa riga della Direttiva NIS - di individuare le infrastrutture critiche di ciascun paese, di enucleare le possibili minacce – intenzionali ma anche naturali e calamitose, quindi di definire una strategia di resilienza. Controlli sui servizi di sicurezza inclusi.
Per scaricare la direttiva: