Sull’annosa questione “FS Security” riprendiamo, per gentile concessione di Autori ed Editore, un articolo tecnico pubblicato su www.vigilanzaprivataonline.com, che sviscera le problematiche portate dall’iniziativa di FS e dal Ministero delle Infrastrutture, dei trasporti e delle Ferrovie dello Stato, unitamente al commento del nostro Presidente di UNIV e di ConFederSicurezza, Avv. Luigi Gabriele.
di Bastiancontrario
Se il mio unico lettore legge anche altro (e lo spero per lui) oltre alle mie riflessioni, avrà notato il dibattito che si è aperto in queste settimane, sulle riviste specializzate e non solo, a proposito dell’idea del Ministero dei trasporti e del gruppo Ferrovie dello Stato di farsi una propria security assumendo, pare, un migliaio di persone. Buona notizia, si direbbe. Infatti, ogni iniziativa che miri ad aumentare la sicurezza dei cittadini è cosa buona e giusta, specie se porta nuovi posti di lavoro. Ma, superata l’iniziale valutazione positiva, è necessario capire da dove si parte (del resto si tratta di treni) e dove si vuole arrivare.
Ebbene, il punto di partenza è sicuramente la famosa (o forse dovremmo dire famigerata) Protezione Aziendale del gruppo Ferrovie. Si tratta della struttura che si occupa, come dice la parola stessa, di proteggere le stazioni e i treni, tutelare i viaggiatori ed il personale in servizio. Ottima struttura che ha, però, da sempre agito al motto di “questa è casa mia e faccio quello che mi pare”, motto che, ammettiamolo, spesso siamo tentati di utilizzare anche noi, ma che si infrange contro una cosa che si chiama rispetto della legge!
E si, perché la security nell’ambito delle stazioni deve tenere conto delle disposizioni di un decreto del Ministro dell’Interno (il n.154 del 2009) che disciplina esattamente le attività di sicurezza nelle stazioni (e nei porti). Il decreto pone diversi obblighi, tra i quali quello che i servizi di sicurezza – definiti di sicurezza sussidiaria perché di supporto all’attività delle Forze di polizia – debbono essere svolti da personale munito della qualifica di guardia giurata.
Ebbene, questo pacifico e giusto principio è da sempre avversato da Ferrovie dello Stato, che ritiene i suoi addetti alla protezione non sottoposti all’obbligo di alcuna autorizzazione e, quindi, legittimati a svolgere tutte quelle attività che, guarda caso, sono espressamente indicate dal decreto del 2009. Ecco, “a casa mia faccio quello che mi pare” (peraltro, anche sul concetto di “casa mia” ci sarebbe da discutere, visto che si tratta di servizi in concessione e la stazione non equivale esattamente al salotto di casa propria!).
La verità è che il decreto ministeriale – oltretutto in attuazione di una normativa antiterrorismo – prevede rigidi requisiti di qualità del servizio e, soprattutto, di formazione degli operatori destinati a compiti tanto delicati, per i quali viene prevista una specifica certificazione. E’ prevista, inoltre, una mirata attività di controllo da parte del Dipartimento della p.s., con relative sanzioni. A tutto questo la protezione aziendale di Ferrovie dello Stato è sottratta, anche forse grazie all’eccessiva indulgenza di qualche ufficio ministeriale. Intendiamoci, non vogliamo dire che gli operatori di protezione aziendale non siano formati, ma non è quello che la legge richiede.
E’ dal 1999 che negli aeroporti la security è affidata alle guardie giurate – anche dipendenti dal gestore aeroportuale, come Protezione aziendale dipende dal concessionario – e il sistema funziona benissimo e i nostri aeroporti sono tra i più sicuri al mondo. Lo stesso dicasi per i porti che rispettano il decreto. Ferrovie invece no! Mi sembra allora che su questi presupposti la proposta del Ministero dei trasporti desti più di una preoccupazione e che, alla fine, stiamo solo parlando della “protezione” delle prerogative di pochi rispetto agli interessi di tutti.
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Caro Bastiancontrario,
ricordo che da tempo era in aere ferroviario il desiderio di affermare un nuovo primato aziendale gestendo la sicurezza dell’utenza di Grandi Stazioni.
E poi le Grandi Stazioni non sono un po’ la frontiera ferroviaria anche interna del Bel Paese? E poi infrastrutture ed Interni cominciano entrambi per I. ed entrambi i dicasteri hanno avuto ed hanno un titolare affezionato cultore del bene sicurezza. E poi, da noi, poco esterofili e mediocremente anglofoni, l’esatta traduzione di security non raggiunge la maggioranza della popolazione, né purtroppo quella degli addetti ai lavori, molti dei quali fanno ancora confusione fra sicurezza e Vigilanza – maiuscola voluta – e non hanno inteso la bipartizione tra security e safety. L’unico valore comune è il colore nero con il quale vengono vestiti gli attuali pochi addetti e, penso, in un prossimo futuro vestiranno le nuove schiere di protettori autorizzati. La Legge, il Decreto, le regole, la Norma, il Mercato, il Fatturato, i Social, il gradimento dell’utenza, il Margine (questo sì meritevole della maiuscola) e, domani perché no, l’Occupazione di quote di mercato privato sono argomenti fondanti.
E allora, poiché i richiami che fai sono inoppugnabili – da ottimo conoscitore delle regole – prepariamoci a veder nascere l’ennesima situazione borderline, dubbiosi e scettici su una conversione in corso d’opera sulla via di Damasco. Grande è la confusione che regna sotto il cielo, grande la mazzata che prenderanno, quasi certamente, gli Istituti di Vigilanza Privata (quella vera, che da tempo e con soddisfazione aziendale e dell’utenza svolge il servizio nelle stazioni impegnando lavoratori con numeri a quattro cifre). Mazzata che proprio non ci voleva, in un momento in cui non proprio giustamente queste Imprese che ci si ostina a chiamare Istituti attraversano il momento più difficile dell’ultimo lustro, accusate di mancanza di sensibilità sociale dai rappresentanti sindacali.
Perché, invece di aprire le stalle con un moto inverso fra uscita ed ingresso, non controlliamo se le regole, ad esempio in tema di appalto – soprattutto pubblico – rimangono a difendere come dovrebbero il sociale o rincorrono, incentivandolo laidamente, il criterio del massimo ribasso? Qualcuno ha provato ad alzare il valore del servizio (brutalmente: costo) in parallelo all’abbassamento pubblico del prezzo (brutalmente: valore) dello stesso?
Sai cosa ti dico, amico Bastiancontrario, oltre che “hai perfettamente ragione”? Che “fatta la norma, trovata un’altra forma per disapplicarla” e così avanti allegramente, come da tra poco un secolo si fa ne bel paese (minuscolo stavolta). Caro Bastiancontrario poniti quest’ultimo problema: stiamo forse per assistere alla nascita, interna al Sistema Ferrovie, di una grande struttura per la formazione delle proprie nuove risorse? E se questa struttura poi volesse o potesse mirare all’esterno? Vogliamo battere e ribattere sul tema? Chissà, potrebbe essere eticamente utile.
Il solito grazie ed un cordialissimo saluto
Luigi Gabriele, Presidente di UNIV e ConFederSicurezza