In Italia, nel campo della vigilanza privata, operano più di 104mila occupati e 1501 imprese. Di queste, 78 sono presenti nel Nord Ovest (il 17,4% del totale), 51 nel Nord Est (11,4%), 85 nel Centro (19%) e ben 233 (il 52,1%) nel Sud e nelle Isole. La Puglia è la regione d’Italia col maggior numero di aziende (il 15,2%), seguono Campania (13,2%) e Lazio (12,1%).
Sono alcuni dei risultati dell’indagine dell’Osservatorio ConFederSicurezza e Servizi dal titolo “Vigilanza privata: prospettive di mercato” condotta da Format Research e presentata il 7 Ottobre a Sorrento, nell’ambito del convegno “Riordino e riforma del Tulps: utopia o realtà?”, organizzato da ConFederSicurezza e Servizi e Fondazione Asfàleia.
Oltre l’86% delle imprese, si legge nel report, sono società di capitali, il 7,7% cooperative. La maggior parte (il 42,8%) è costituita da piccole imprese tra i 10 e i 49 addetti. Ma, se il fatturato complessivo delle imprese censite è stimato in circa 3,6 miliardi di euro, la ripartizione dello stesso è quasi interamente dominato dalle medie e grandi imprese: insieme producono oltre il 93% del volume di affari totale.
Rispetto al secondo semestre del 2022, nei primi sei mesi del 2023, si registra un sostanziale miglioramento nell’andamento del settore della vigilanza privata: più del 30% delle imprese ha rilevato un aumento dei ricavi. Si rileva inoltre anche una situazione occupazionale migliore rispetto a quella del 2022, ma non nel Sud Italia. Fatto sta che tra le imprese della sicurezza che hanno ricercato nuovo personale negli ultimi due anni, più del 70% ha riscontrato difficoltà nel reclutamento delle risorse umane. In ogni caso, per crescere, oltre alla sicurezza personale, le imprese prevedono aree di formazione in prevalenza nel campo dell’informatica e della cybersicurezza: è proprio quest’ultimo il settore dove si stanno indirizzando maggiormente gli investimenti delle imprese di sicurezza costituendo il 26% dei nuovi servizi in programma.
“Con questo meeting di Sorrento, chiediamo una riforma della normativa che regola gli istituti di vigilanza, scorte e trasporto valori – ha evidenziato Luigi Gabriele, Presidente di UNIV e di ConFederSicurezza –. Ad oggi, per loro, vale un impianto legislativo obsoleto, risalente addirittura agli anni Trenta del Novecento. A quasi un secolo di distanza, è del tutto evidente che bisogna dare nuove risposte per la sicurezza dei cittadini. Per gli istituti, ad esempio, è svilente che sia ancora esclusa dai loro compiti la difesa della persona fisica: visto lo stretto legame che esiste tra un bene e una persona, crediamo che questo sia un vero e proprio non senso. Ma regole ormai da superare sussistono anche per i servizi antipirateria sulle navi o per l’utilizzo delle armi sugli stessi furgoni portavalori. Considerata la domanda sempre più pressante da parte dei cittadini di vivere in sicurezza, c’è molto da fare”.
Un appello raccolto da Maria De Angelis, Viceprefetto e direttore dell’Ufficio Polizia Amministrativa e di Sicurezza del Dipartimento della Pubblica Sicurezza: “Siamo pronti a recepire le istanze di ConFederSicurezza anche sulla base di un accordo già stipulato con Banca d’Italia nel 2021 che agevola l’interscambio informativo per rendere più sicuro il trasporto valori e rafforzare le tecnologie di protezione dei valori. Allo stesso tempo, consideriamo fondamentale anche rafforzare la formazione degli addetti”.
Al termine del convegno, l’intervento dell'On. Marco Minniti, ex ministro dell’Interno nonché Presidente della Fondazione Med-Or, premiato da ConFederSicurezza col premio Francesco Cossiga per il suo libro “Sicurezza è libertà” edito da Rizzoli. “Come sostengo nel libro, sicurezza e libertà, in una democrazia, sono due elementi che non possono essere messi in contrapposizione – ha spiegato –. E per evitarlo bisogna saper ascoltare la rabbia che spesso caratterizza le persone e stare vicino a chi ha paura. Bisogna, in pratica, fare il contrario di chi si erge a imprenditore di questi sentimenti: in democrazia non si può vivere in uno stato di soggezione psicologica. E per arrivare a questo obiettivo, è sempre più importante lavorare affinchè sicurezza pubblica e privata siano sempre più complementari, tenendo conto delle specificità di ognuna di esse. Anche nell’ambito della sicurezza, due più due dovrebbe fare sempre quattro: finora, non sempre è stato così”.
Conclusive le dichiarazioni del Segretario Generale di UNIV, Anna Maria Domenici: “Perché il settore tenga, serve ampliare le aree di operatività. Non è comprensibile che le nostre guardie possano vigilare sul Rolex ma non anche sulla signora che lo indossa e non è più accettabile che per proteggere i nostri compound militari all'estero si debba usare personale non italiano. Noi chiediamo una riflessione normativa su questi temi. Al Governo abbiamo chiesto anche maggiori flessibilità sul piano contrattuale, la defiscalizzazione dei servizi di sicurezza e soprattutto la possibilità di "responsabilizzare" anche la committenza, almeno quella pubblica, che a tutt'oggi prevede gare al massimo ribasso”.