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29 ottobre 2018


Decreto Dignità: bocciato da FederSicurezza e Confcommercio

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Il report di Vigilanza Privata Online sul Workshop FederSicurezza del 24 ottobre scorso 

Bocciatura quasi piena per il Decreto Dignità. E’ il verdetto di Confcommercio e Federsicurezza, Federazione del Settore Vigilanza e Sicurezza Privata, al primo appuntamento con la politica per la neonata sezione romana. Grande assente (giustificato) il Viceministro al Lavoro Durigon, richiamato d’urgenza ad una riunione sul superamento della Legge Fornero, e tuttavia destinatario di diverse istanze di temperamento di un Decreto la cui ratio dichiarata (superare il precariato) potrebbe, a conti fatti, risolversi in un boomerang. Con serie ricadute sul fronte occupazionale.

Due i nodi principali, emersi nella giornata di lavoro dedicata all’impatto del Decreto in un comparto labour intensive come la sicurezza: la riduzione a 24 mesi della durata massima dei contratti a termine e la complessità di formulazione delle causali in caso di eventuali proroghe.

Il ritorno della causale, vecchia conoscenza del diritto giuslavoristico, assieme alla riduzione della durata massima dei contratti a termine, non sono salutati favorevolmente dal mondo dell’impresa: “oggi il contratto a termine scade dopo 24 mesi (prima erano 36), dei quali solo 12 liberi da causale – ha spiegato l’Avv. Marco Proietti. Poiché le nuove causali sono rigide e facilmente attaccabili, è lecito ipotizzare che prolifereranno contratti da 12 mesi, seguiti dalla chiusura del rapporto di lavoro (o peggio dalla riapertura di una nuova stagione di sommerso..”)
Problema ancor maggiore, però, è il regime transitorio: dall’entrata in vigore del Decreto fino al 31 Ottobre pv le imprese si stanno barcamenando tra 4 diversi regimi giuslavoristici, con grande cofusione e forte timore di contenziosi, ha illustrato Flavia Frittelloni, Area Politiche del Lavoro e Welfare di Confcommercio Roma.

Netto dunque il giudizio politico: “è presto per dare dei numeri – ha dichiarato Renato Borghi, Vice Presidente di Confcommercio, ma il sentore è chiaro: in costanza di 4 distinti regimi, le nostre imprese si immobilizzano sui contratti a termine di 12 mesi per timore di contenziosi. E cresce il turn over, perché il lavoro non si crea con i contratti, ma con politiche di sviluppo di ampio respiro. Al paese servono una riforma fiscale organica, partendo dai premi INAIL, nuovo ossigeno alle imprese e riduzione del costo del lavoro”.

“In un settore di natura fiduciaria come il nostro, il contratto a termine – ha dichiarato Luca Famiani, Segretario Generale di Più Servizi – non è la strada preferibile, ma è spesso l’unica risposta alle esigenze delle stazioni appaltanti. L’impresa che investe sulla risorsa umana e la forma professionalmente, ha tutto l’interesse a tenerla a lungo termine. Quello che serve non è un irrigidimento delle regole, ma flessibilità operativa e una revisione del quadro generale degli appalti”.

“Il vero problema è che il Decreto Dignità non crea lavoro. Per questo abbiamo votato contro, avendo scelto di sostenere il Governo solo nelle azioni che riteniamo utili al paese”, ha dichiarato Francesco Lollobrigida, Capogruppo Fratelli d’Italia alla Camera.
“Al paese servono politiche fiscali innovative, una seria sburocratizzazione e una legge di bilancio che non dev’essere condizionata dallo spread e che può quindi ammettere il deficit, purché sia volto a fare investimenti, e non a garantire misure assistenziali potenzialmente deflagranti”.

Ultimo aspetto, censurato non solo dalle rappresentanze di parte datoriale, ma anche da quelle dei lavoratori su altri tavoli, è la pratica perversa, applicata già dal precedente Governo e peggiorata con quello in corsa, di ignorare i corpi intermedi nella fase di legiferazione.

“Forse smettendo di ignorare le imprese, il mercato e i lavoratori, la politica potrebbe scrivere norme meno ideologiche, pasticciate e divisive, e probabilmente più coerenti con la realtà e le esigenze del mercato – ha concluso Luigi Gabriele, Presidente di Federsicurezza.
“Ma per avere voce in capitolo, è essenziale che il comparto sicurezza, nei suoi elementi chiave di rappresentanza, abbia il coraggio di uscire dalla trincea dell’esistente, che con tanta pervicacia sta tuttora difendendo, per esplorare nuove strade e scrivere il primo CCNL della filiera della sicurezza. Un CCNL che potrebbe anche tipizzare delle causali per il nostro settore, allentando la confusione che sta paralizzando il mercato del lavoro. Che sia la volta buona?”