Riprendiamo l'intervista rilasciata a www.vigilanzaprivataonline.com da Anna Maria Domenici, Segretario Generale di UNIV (Unione Nazionale Imprese di Vigilanza Privata, aderente a Federsicurezza- Confcommercio), sulla nuova circolare “Servizi di Vigilanza e custodia del patrimonio altrui riservati agli Istituti di Vigilanza Privata e servizi di portierato. Contrasto dei fenomeni di abusivo esercizio delle attività di Vigilanza Privata”.
Un nuovo piano d’azione per difendere il perimetro dei servizi esclusivi della vigilanza privata dalle indebite incursioni del portierato oppure un contentino al comparto, semplicemente riepilogativo di tutta dottrina e giurisprudenza in materia? La recente circolare anti abusivismo sta dividendo la critica. Ne abbiamo parlato con Anna Maria Domenici, Segretario Generale di UNIV (Unione Nazionale Imprese di Vigilanza Privata,aderente a Federsicurezza- Confcommercio).Un primo giudizio “a secco” sulla circolare anti abusivismo: promossa o bocciata?
Ovviamente promossa: ogni gesto di attenzione del Governo è più che ben accetto. Questo atto peraltro risponde ad una serie di sollecitazioni avanzate dalle Associazioni di categoria e riassunte nel Decalogo per la vigilanza privata, quindi dimostra la sensibilità dell’Amministrazione alle nostre problematiche.
Ci piacerebbe però che il comparto fosse attenzionato non solo, sia pur giustamente, per dei controlli, ma anche per attività di rilancio, promozione, defiscalizzazione e riqualificazione della categoria. Anche questi aspetti sono stati ripetutamente sollecitati.
Entriamo ora nel dettaglio. La circolare specifica che l’esercizio di attività esclusive della vigilanza (ex art 256 bis, cantieri, pirateria, obiettivi sensibili etc) a mezzo portierati concretizza il reato di abusivismo. Ma si sono mai viste sanzioni di questo tipo nella realtà del mercato?
Va innanzitutto premesso che la circolare, nel parlare di abusivismo, si rifà al TULPS, che statuisce che l’esercizio di attività di vigilanza privata da parte di soggetti non autorizzati configura la fattispecie di abusiva erogazione dei servizi riservati agli Istituti di Vigilanza ed alle GPG, punibile ex art. 140.
Non è dunque una novità. Sarebbe invece una novità se venissero comminate delle sanzioni, che prevederebbero addirittura l’arresto fino a due anni e un’ammenda ben salata per i contravventori. Senza voler essere polemica, casi eclatanti come Trenord o il Tribunale di Milano sono assurti agli onori delle cronache solo dopo che c’è scappato il morto o quasi. Dedicare quindi una circolare al tema dell’abusivismo è senza dubbio un atto sensibile da parte del Governo, che conferma l’attenzione verso la nostra categoria e che apprezziamo, ma se non seguiranno seri ed adeguati controlli, rischia di restare lettera morta.
Come il TULPS.
La circolare riapre il vulnus dei servizi caratterizzati da “particolari esigenze di sicurezza”, che sarebbero esclusivi della vigilanza privata ma che hanno sempre fatto discutere per l’alea di discrezionalità (attualmente peraltro in capo alle committenze) e l’ambiguità stessa dell’espressione. La circolare sembra però spostare sull’autorità – e non più sulla stazione appaltante – la verifica sulla particolarità di tali esigenze. Una novità interessante…
Certamente: è infatti evidente che se chi deve pagare il conto del servizio (magari pure strangolato dalla morsa della spending review) è lo stesso soggetto che deve definire se le proprie esigenze di sicurezza siano speciali (e quindi debbano anche costare in modo speciale), solo in casi particolarmente virtuosi redigerà una gara d’appalto in modo ineccepibile. Le cronache purtroppo raccontano altro. Quindi ottimo lo spostamento del baricentro della discrezionalità sull’autorità tutoria.
Viene però anche qui da chiedersi come Prefetture e Questure potranno concretamente farsi carico di svolgere queste attività di verifica: dovranno leggersi tutte le gare d’appalto della rispettiva provincia? Forse sarebbe utile un sostegno delle Associazioni di categoria, che potrebbero operare un primo screening e sottoporre alle autorità competenti solo le gare d’appalto sulle quali sorgano ragionevoli dubbi. UNIV darebbe fin d’ora la propria disponibilità alla segnalazione.
E veniamo al punto più innovativo della circolare, che peraltro si lega anche al tema del possibile contributo associativo: il piano d’azione contro l’abusivismo, il cui primo passo sarebbe l’informazione ai committenti pubblici e privati da parte delle autorità…a suo avviso, produrrà qualche risultato?
Considerata l’endemica carenza di personale delle strutture periferiche del Ministero dell’Interno, tale per cui anche per violazioni macroscopiche talvolta non vengono elevate adeguate sanzioni, mi risulta difficile immaginare che Prefetture e Questure possano dedicarsi ad una vasta opera di divulgazione su questa particolare tematica. Naturalmente sarò più che lieta di dovermi ricredere.
Anche in questo caso UNIV, che aderisce a Confcommercio per il tramite di Federsicurezza, potrebbe mettere a disposizione le proprie strutture e i propri contatti federali attivi su più tavoli di rappresentanza e concertazione, per fare una prima opera di divulgazione. Confcommercio, per darle un metro di valutazione, associa oltre 700.000 imprese dei più vari settori, tutti potenziali committenti della vigilanza privata. Si potrebbe quindi aprire un canale informativo privilegiato utilizzando primariamente le strutture confederali.
Dopo tutto quello che mi ha detto, non formulo nemmeno la domanda sulle procedure di controllo ad alto impatto che dovranno essere messe in campo dalle stesse Autorità…le chiedo però se ritiene che ci sia una responsabilità del settore stesso in questa situazione, visto che la maggioranza delle imprese della vigilanza privata offre anche servizi diportierato, facendosi sostanzialmente dumping in casa propria…
Il mercato chiede sempre più figure disarmate e non decretate: è vero che le più grandi società di portierato sorgono dai portafogli delle principali imprese di vigilanza privata, ma le imprese non si fanno (o non dovrebbero farsi) dumping da sole perché devono (dovrebbero) disporre di realtà distinte, una dotata di licenza ex art 134 e l’altra da utilizzare per rispondere ad altre e ben distinte richieste di mercato. Parliamo di un mercato che vuole sempre di più e pretende di pagare sempre di meno. Quindi, e perdoni se rispondo ad una domanda con una domanda, è nato prima l’uovo o la gallina?